A dirlo è la rubrica online anti fakenews “Dottore ma è vero che che…?”, curato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo).
La malattia neurodegenerativa che deve il suo nome al medico inglese James Parkinson, che pubblicò una prima descrizione della malattia nel 1817, attualmente non ha una cura. Non è stata ancora scoperta, infatti, una terapia capace di bloccare lo sviluppo di questa malattia. Esistono però dei trattamenti che permettono di controllarne i sintomi, migliorando la qualità di vita di chi ne è affetto.
Nel web si parla dei fiori di Bach come terapia alternativa basandosi sull’idea che tutte le malattie hanno un’origine psicosomatica e che le essenze dei fiori siano in grado di influire sulla psiche umana. Ma prendendo in esame le ricerche scientifiche, l’efficacia dei fiori di Bach per il trattamento di qualunque malattia non è mai stata provata.
Alcuni studi invece sembravano dimostrare l’efficacia della vitamina D sullo sviluppo del Parkinson. L’ipotesi si basava sui bassi livelli di vitamina D riscontrati nei malati parkinsoniani rispetto a persone sane.
Ma uno studio pubblicato su Nutritional Neuroscience nel 2018, ha concluso che la vitamina D non comporta benefici sulle malattie neurologiche, come Parkinson e Alzheimer (Fonte ANSA).